Le dichiarazioni dei pentiti

Posted by on mag 5, 2013 in Senza categoria | Commenti disabilitati

Dalle carte giudiziarie del giudice Guido Salvini spuntano proprio le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia della destra eversiva. Paolo Bianchi, uno dei più importanti esponenti di Ordine Nuovo, davanti al giudice istruttore il 15 maggio 1982: “Prima dellarresto, Mario Corsi mi aveva fatto capire che lui e gente del suo gruppo, i Nar, a Milano, avevano ucciso due ragazzi di sinistra, Fausto e Iaio (…) da quello che avevo capito erano certamente degli avversari politici che andavano eliminati. Avevo capito che gli autori del fatto erano partiti da Roma per Milano, trovando poi altre persone sul posto”. Sempre Paolo Bianchi davanti al giudice istruttore l11 gennaio 1983: “Corsi non approvava per esempio la scelta di commettere rapine e sequestri per motivi di autofinanziamento, mentre era più propenso a partecipare ad azioni di aggressione di natura esclusivamente politica. Fu in quelloccasione che mi disse di avere partecipato alluccisione di Fausto e Iaio. Ricordo anche che, quando egli me ne parlò, io neppure ricordavo di chi si trattasse, e solo in seguito collegai le confidenze fattemi dal Corsi,
che mi parlò delluccisione di due ragazzi che a Milano facevano attività politica, a Fausto e Iaio () Ricordo che il Corsi mi disse che a Milano cera una parente dove si era rifugiato, anzi dove si era appoggiato”. Ancora Paolo Bianchi davanti al giudice istruttore il 23 ottobre 1985: “Corsi (…) mi disse che lui e il suo gruppo avevano ucciso due ragazzi a Milano, accennando a due ragazzi di natura genericamente di sinistra o che secondo loro dovevano essere di sinistra (…) Corsi mi accennò a una cabina telefonica in relazione a quel fatto. Sforzandomi di ricordare tali frammenti di discorsi, questa cabina era connessa al fatto che in quella circostanza era passata una volante dei carabinieri o della polizia e loro se lerano cavata per un pelo. Cristiano Fioravanti davanti allautorità giudiziaria il 27 giugno 1990: “(…) lepisodio di Fausto e Iaio era attribuito con insistenza, nel nostro ambiente, al gruppo dei Prati (…) e in particolare al gruppo di Corsi () mi risulta che Corsi andasse spesso da una zia a Milano o comunque da suoi parenti”. Cristiano Fioravanti racconta ancora il 21 giugno 1991: “in un periodo sia precedente sia seguente la morte di Franco Anselmi, Massimo Carminati e Claudio Bracci (…) andavano con una certa regolarità a Milano (…) la morte di Franco Anselmi provocò un grosso coinvolgimento fra noi perché gli eravamo tutti molto affezionati. Pensavamo di uccidere Danilo Centofanti, larmiere che era stato responsabile della morte di Anselmi e avevamo già studiato il modo di agire; tuttavia Carminati e Bracci, agendo da soli, prima dellattuazione del nostro piano, lo resero in un certo senso impossibile perché misero una bomba allArmeria Centofanti, provocando lallontanamento della famiglia dell’armiere (…) Per quanto concerne la responsabilità dellomicidio di Fausto e Iaio a Milano () posso dire che nel nostro ambiente era dato per probabile che fosse unazione della destra romana (…) si ipotizzava la responsabilità o di Mario Corsi o della coppia Massimo Carminati-Claudio Bracci, perché si trattava delle uniche persone che, a quanto ci risultava, avessero dei contatti con Milano. ‘ Il collaboratore di giustizia Paolo Aleandri davanti ai magistrati il 15 maggio 1982: “Sull’episodio delluccisione di Fausto e Iaio posso dire che in tutti gli ambienti della destra romana si era sicuri del fatto che fosse opera della destra (…) non ricordo specificamente chi ne parlava nellambiente, ma era un fatto noto che fosse opera di romani che forse si erano avvalsi di qualche basista per lindividuazione degli obiettivi.

Il pentito Walter Sordi ricorda un particolare il 2 novembre1982: “Nel gennaio 1980 sono stato per otto giorni in carcere con Mario Corsi e Dario Pedretti; gli stessi si scambiavano battute in relazione al duplice omicidio dei due ragazzi di Milano, come a dire che erano stati loro. Parlando con Gilberto Cavallini ricordo che questi diceva che era certamente cosa attribuibile alla destra, escludeva Milano attribuendo il fatto a quello di Roma”. E il 10 gennaio 1983, Walter Sordi ribadisce: “sentii fare delle allusioni a tale omicidio da Corsi Mario, Dario Pedretti e Marco Di Vittorio. Ricordo che proprio in quel periodo mi parlarono delle comunicazioni giudiziarie ricevute in relazione alluccisione di Fausto e Iaio; facevano dellironia su tale fatto lasciandomi intendere che ne sapessero qualcosa, o meglio che in qualche modo centrassero. Non mi fornirono indicazioni precise (…) però mi pare che tra loro si scambiassero frasi del tipo ti hanno cioccato e altre analoghe”. Anche Patrizio Trochei aggiunge particolari: “Ho attivamente partecipato nellanno 1977-1978 al Fuan1 di Roma, cui apparteneva anche Corsi. Direttamente e preventivamente non sapevo dellomicidio avvenuto a Milano di Fausto e Iaio. Fin da allora, in ogni caso, circolavano voci che attribuivano il fatto a Corsi. Quantomeno io sapevo che il Corsi si era vantato in giro di avere partecipato a questa azione. Corsi non godeva di grossa stima da parte nostra, non aveva alcuna preparazione e interesse politico, era sostanzialmente un gradasso che approfittava della nostra sigla per giustificare lesercizio di violenza. Sapevo che il Corsi aveva una zia a Milano; io personalmente non avevo alcun contatto con gli ambienti fascisti milanesi; i rapporti con Milano erano sostanzialmente tenuti dal Pedretti”. Infine sui possibili scenari, significativa la lettera di Angelo Izzo alla Digos del 5 febbraio 1992. Viene riportata nella sentenza ordinaria del 1994 sul depistaggio del treno Taranto-Milano, avvenuto il 13 gennaio 1981 e successivo alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Massimo Carminati è stato indiziato anche per questo depistaggio, insieme a Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci, vertici del Sismi, entrambi iscritti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli: “Massimo Carminati nasce nellambiente dellestremismo di destra come amico e compagno di scuola di Valerio Fioravanti, al quale si lega in modo forte, e di Franco Anselmi. In breve diviene un personaggio carismatico di uno dei gruppi fondanti dei Nar: quello cosiddetto dellEur. Pur partecipando solo marginalmente a scontri, sparatorie ed episodi della miniguerra che ha insanguinato la capitale intorno al 1977 fra estremisti di destra e di sinistra, Carminati gode di grandissimo prestigio. Probabilmente perché è la persona dellambiente di destra maggiormente legata già allora alla malavita romana, alla nascente banda della Magliana. Un altro motivo di prestigio naturalmente potrebbe essere legato allomicidio milanese di Fausto e Iaio, a cui potrebbe aver partecipato. In questo caso il movente vero di tale omicidio sarebbe da ricollegare non tanto alla faida tra rossi e neri, ma considerata la personalità di Carminati e i rapporti che deteneva con ambienti strani, lomicidio del Casoretto sarebbe da addebitarsi a manovre di spezzoni deviati dei servizi segreti controllati all’epoca dalla P2. Carminati nel 1977 partecipa al sequestro Iacorossi e a rapine in banca correo di quelli della Magliana. Forse ha mano nellomicidio del dirigente missino Pistoleri ed è già un personaggio con molti legami che vanno dallambiente di Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie, a Franco Giuseppucci detto il Negro, a Danilo Abbruciati, a Flavio Carboni. Questo gli permette di tenere un rapporto di superiorità con i sorgenti terroristi neri, ai quali è in grado di fornire appoggi e aiuti di ogni genere.

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